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Ciao Pietro, ti vedo particolarmente polemico su questo Post……forse è la conseguenza del periodo di ridotta illuminazione solare ??
Se posso dire la mia, mi sembra che qui nel Forum siamo tutti a scivere con l’unico inteneto di scambiarci esperienze ed opinioni di ogni tipo, quindi se chi ci ospita non Cycadeggia, non penso che con le nostre info possiamo rechargli alcun danno,
Caro Caio,
nessuna polemica, poi oggi qui – non so da te – c’è stato un magnifico sole e temperatura primaverile 🙂 .
Tornando allo specifico, il tuo messaggio viene dopo che il messaggio che ha originato il mio intervento, è stato cancellato, con prontezza e grande correttezza, da Roberto, quindi, a meno che tu non l’abbia letto prima della cancellazione, ti manca l’elemento fondamentale per giudicare il mio intervento. Ad ogni modo nella mia risposta, che tu stesso hai riportato, c’è scritto che gli indirizzi citati da Roberto non erano solo di siti che commerciavano esclusivamente in cycadales, ma anche di vivai “a tutto campo”.
Forse noi non ci rendiamo bene conto che questo forum è un’isola felice nel mare dei fora di giardinaggio, e non solo. Non siamo soffocati dalla pubblicità e non abbiamo moderatori, fonte molto spesso di lunghe ed inutili discussioni, polemiche e battibecchi. Credo quindi che l’interesse di tutti sia di conservare più a lungo possibile questa situazione, rispettando le poche (ed ovvie) regole del forum ed evitando di arrecare fastidi a chi ci ospita, perchè mi sembra più che umano che in questo caso una chiusura del forum sarebbe inevitabile.
Infine, c’è una diffusa convinzione che la rete sia res nullius (cosa di nessuno) in cui tutto è lecito, non è così e da molto tempo ed in tutti i paesi del mondo, valgono infatti per essa le stesse leggi che regolano tutti gli altri rapporti solciali e come sempre prevenire è meglio che… essere repressi. 🙂
Pietro Puccio
Palermo
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Pietro
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Ciao Federico,
nel momento in cui nomini e metti l’indirizzo di un sito che ha finalità commerciali, gli fai pubblicità.
Se poi uno racconta le proprie esperienze negative con certi siti non fa pubblicità, ma fa un pessimo servizio a se ed all’Amministratore del forum, il responsabile del sito avrebbe tutto il diritto di querelarvi per diffamazione e come ben noto, è facile “parlare”, difficile “dimostrare”.
Colgo l’occasione per ricordare che riportare un testo, parti di esso o fotografie di altri siti senza l’autorizzazione scritta dell’autore, è reato (mentre è più che lecito riportare il link), se poi sulla foto, ad esempio, c’è tanto di copyright, è il massimo!
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao Roberto,
variare, integrare, cancellare parte o tutto di un proprio messaggio è facilissimo. Si apre il proprio messaggio, si clicca sull’icona posta in alto che rappresenta simbolicamente un foglio e una matita e si apre una finestra in cui fare tutte le variazioni che si vogliono.
Pietro Puccio
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Pietro
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Ma secondo voi la Bora soffia gratis ?
Non comprendo la frase, anche perchè mi sembra che poi diciamo la stessa cosa.
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao Pietro e grazie per il benvenuto.Mi auguro che la tua domanda non sia maliziosa.Ho venduto qualche pianta e lo faccio di tanto in tanto…
Questi sono i contatti di cui vi parlavo:Spero di aver fatto cosa utile.
Ciao Roberto,
la mia domanda nasceva dal ricordo di un dott. Bruno che ha venduto qualche anno fa una notevole (per numero e dimensioni) quantità di piante ad uno o forse due Orti Botanici Siciliani, però non ero del tutto sicuro del nome.
Riguardo la pubblicià, personalmente, da semplice utente del forum, ritengo sia scorretto farla.
Primo, perchè chi ci ospita gratuitamente è un vivaista che non si fa pubblcità nel forum, e qualcuno dei siti citati non vende solo cycadales, ma anche altre piante “in concorrenza” con chi ci ospita.
Poi perchè ognuno di noi nell’iscriversi ha accettato delle semplici regole di comportamento tra cui:
– è vietato pubblicizzare siti web di tipo commerciale se non tramite messaggi privati
– è vietato l’inserimento di offerte commerciali all’interno dei forum.
Infine è scorretto nei confronti di chi non è stato citato (quelli riportati non sono i soli a vendere cycadales in Italia) che potrebbero giustamente risentirsi e coinvolgere chi ci ospita.
Detto ciò ti rinnovo il benvenuto e l’invito a convividere con noi la tua indubbia esperienza.
Pietro Puccio
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Pietro
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Conosco qualche privato che vende belle piantine:se avrò il loro nulla osta vi posterò i contatti.
Ciao e benvenuto,
non è che questo privato si chiama per caso Bruno Roberto? 🙂 🙂
Pietro Puccio
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Pietro
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Per quanto concerne cmq problemi sul tronco, sempre questa’anno ho avuto attacchi simili anche su alcune Cordyline indivise ed atroporpurea.
Se puoi, metti una foto della Cordyline, quelle che si trovano col nome “indivisa” nei vivai sono in realtà Cordyline australis. In ogni caso sia la australis che la australis ‘Atropurpurea’ non vogliono eccessiva umidità e si svilupano meglio e più vigorosamente in pieno sole.
Pietro Puccio
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Pietro
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Foto di alcuni danni al tronco che si sono rilevati in modo evidente quest’anno.
Ora su quest’ultima foto se qualcuno conosce bene la specie, chiedevo se possono essere manifestazioni dovute ad una scarsa resistenza della B. al freddo ???
Come si evince, in termini di minime temperature amissibili per la specie, si parla di circa +8 ~ 10°C, mentre la mia piccolina ha passato anche punte di -6 ~ 6.5°C.
Ciao,
mi dispiace per la Paysandisia, ma per i danni sul tronco, questi più che a scarsa resistenza al freddo (esemplari di questa grandezza, se collocati al posto giusto possono sopportare le temperature che hai detto) sono dovuti ad eccesso di umidità e scarsa insolazione. La posizione in cui è messa è a dir poco infelice. Sono piante che vanno in pieno sole e su terreni aridi, mi meraviglia che solo ora si siano manifestati questi danni, ma probabilmente le piante che la circondano quando fu messa a dimora le facevano meno schermo di ora. Quello è il posto ideale per una felce arborescente.
Pietro Puccio
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Pietro
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se la bismarckia riesce a vivere,crescerà bene?la dovrò ricoverare per sempre in inverno o quando avrà una certa età non c’è ne sarà bisogno?
Ciao,
oltre a non essere depositario della verità non prevedo il futuro 🙂 . A parte la battuta, quello che ha riferito Giuseppe sulle piante morte al vivaista, sarebbe scoraggiante, anche se bisognerebbe vedere hanno influito altre cause, ad es. eccesso di umidità e/o ristagno d’acqua, a cui la Bismarckia è particolarmente sensibile.
Pietro Puccio
Palermo
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Pietro
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Ma dove le inserisco?
Ciao,
puoi aprire una nuova discussione nel forum “Discussioni generali” col titolo che ritieni più opportuno.
Pietro Puccio
Palermo
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Pietro
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Ciao Andrex,
l’esperienza di Giuseppe è ovviamente la più significativa, per parte mia,
non ho mai provato la Gastrococos crispa, mentre riguardo le altre specie, la più rustica in pieno campo a Palermo è la Bismarckia, seguita dalla Dypsis lutescens, ma in posizione riparata, le altre possono sopravvivere stentatamente per due-tre anni e poi morire. Riescono a sopravvivere (non in gran forma naturalmente), e simil bonsaizzate, solo in vaso, addossate ad un muro esposto a sud e protette dalla pioggia, in zona cittadina dove le temperature solo raramente hanno sfiorato i + 5°C. Ho anche notizie di diversi tentativi senza successo delle stesse specie, a partire dalla Bismarckia, a Brindisi in un giardino situato in città e parzialmente protetto da nord da edifici.
Riguardo alla “vera” zona di Napoli non sono depositario della verità 🙂 . Ritengo che tutta l’area del golfo presenti diversi microclimi al’interno della zona 9a, con qualche particolare nicchia a cavallo con la 9b.
Pietro Puccio
Palermo
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Pietro
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che meraviglia!!! Scusate l’off topic ma potrei trovare da qualche parte le foto delle tue splendide creature? 😳 grazie!
Grazie a te, ma sia la palma che la foto non sono certo splendide!
Trovi l’indirizzo di un album incompleto e non aggiornato nel mio profilo.
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao e grazie per i graditissimi auguri.
Tornando all’argomento della discussione, anche se sono cose dette e ridette, forse è bene riassumerle ancora una volta:
Se vogliamo utilizzare in modo ragionevole le informazioni che ci provengono dagli USA sulla “rusticità” (secondo l’USDA), dobbiamo necessariamente correggere il dato che si ricava con l’applicazione letterale del metodo per tenere conto di una fondamentale differenza tra il clima mediterraneo e quello degli stati USA del sud, ad eccezione della California, che ha un clima simil mediterraneo e per la quale la stessa USDA ha apportato correzioni. Tale differenza riguarda principalmente la lunghezza del periodo freddo rispetto gli stati suddetti, del resto è ben noto che se è vero che per ogni specie vi è una temperatura al di sotto della quale nessun individuo della specie sopravvive, è anche vero che una lunga persistenza della stessa specie a temperature relativamente basse, ma decisamente più alte della letale, può ugualmente portare alla morte della pianta. In pratica la lunghezza del periodo freddo tende ad abbassare la zona di rusticità che si ricava dal considerare esclusivamente la media delle temperature minime assolute annuali su un lungo arco di tempo (generalmente 30 anni).
La suddivisione delle zone è ovviamente “di comodo”, nel senso che le linee di demarcazione tra una zona e l’altra non sono limiti fisici o chimico-biologici, in più ogni semizona include un ventaglio di situazione abbastanza ampio, per cui è assurdo pensare che per il solo fatto che due località risultino nella stessa zona siano identiche, nel senso delle possibilità di coltivazione. E’ questo il motivo per cui ho riportato le medie delle temperature minime giornaliere dei mesi più freddi oltre alle medie delle temperature minime assolute annuali. Colgo l’occasione per ricordare che ho usato per la vecchia tabella i dati relativi al trentennio antecedente il 1990, mente quelli relativi alle località aggiunte nella nuova sono relativi al trentennio antecedente il 2007, la differenza è di circa 0.1 °C, che testimonia che gli ultimi anni sono stati lievemente più caldi, ma che non sposta la suddivisione delle zone. In definitiva tra due località, che pur ricadendo nella stessa zona, si collocano per le temperature una all’estremo inferiore e l’altra a quello superiore, ci sarà una differenza “visibile” tra le possibilità acclimatatorie, a vantaggio ovviamente della seconda.
Federico,
a proposito della differenza tra Bologna e Rimini, ti faccio notare che effettivamente, dai dati che ho riportato, Bologna è più fredda di Rimini, però questo, per il tipo di suddivisione, non fa passare da una zona all’altra, ma da una fascia inferiore ad una superiore della stessa zona.
Hai perfettamente ragione ad avere dubbi sulla situazione Roma – Trieste. In effetti la zona di Trieste, come mi hanno confermato molti “giardinieri” triestini, è molto particolare. Vi è una vasta area che per la particolare posizione ha un clima mediterraneo ed evidentemente i dati di temperatura sono relativi a questa area (e quindi su questi mi sono dovuto basare), ma basta “svoltare l’angolo” che il clima cambia bruscamente (in peggio).
Grazie alla tua segnalazione ho letto la battuta “solforica” dell’amico Vincenzo sulla parità di zona tra Cagliari e Bari, per il rispetto che porto nei suoi confronti sono subito andato a rifare i conti e non posso che confermarli. Sono dell’avviso che in presenza di tantissime variabili occorre partire da un dato che ragionevolmente non sia influenzato da “sensazioni” o “impressioni” e questo non può essere che la temperatura.
Esiste anche un’altra “stranezza” che balza evidente dalla tabella, la collocazione di Catania in zona 9a. Gli amici di Catania conoscono bene la situazione, ma al di fuori la cosa può sembrare assurda. Catania, per il tipo di suolo, ha una elevata escursione termica giornaliera, con temperature massime superiori a quelle, ad esempio, di Messina e temperature minime inferiori, che in inverno, in particolari situazioni, possono anche essere prossime o al di sotto dello zero. In più Catania, come Siracusa, non è protetta dai periodici impulsi di aria fredda proveniente dai Balcani, quindi ad intervalli di 7-10 anni si possono anche avere nelle aree extraurbane (dove in genere abbiamo i nostri giardini) temperature dell’ordine di – 5°C, impensabili nella zona di Messina e Reggio Calabria.
Fabrizio (benvenuto!), confesso di non conoscere le specie da te citate, ho fatto una veloce ricerca in rete, ma non ho trovato indicazioni sulla loro rusticità, mi sembrano anche specie non di grande diffusione al di fuori delle zone di origine e di zone tropicali e subtropicali e questo può portare ad informazioni limitate. La tua esperienza su queste specie, se copre un buon numero di anni, può essere molto utile.
Paolo, le zone climatiche, se individuate con buona approssimazione, servono come base di partenza per individuare le possibilità del nostro orto-giardino ed adottare, con cognizione di causa, tutti quegli accorgimenti che possono fare superare, a noi tropicalomani, i limiti della zona. Riguardo al fatto che i dati di Genova non sono estensibili, ad esempio a Sanremo, ne sono più che certo, come non è mai stata mia intenzione estendere la situazione di Pisa a tutta la Toscana. Aggiungo però che la situazione di Sanremo, da quel che mi costa direttamente e dalle notizie ricavabili in rete è in qualche modo differente, sempre dal punto di vista delle piante da quella, ad esempio, di Messina o Reggio Calabria (evito di citare Palermo per non cadere in campanilismi botanici), quindi, pur in mancanza di dati di temperatura lcali, ad “occhio” sarebbe collocabile a cavallo delle zone 9a-9b.
Pietro Puccio
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Pietro
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Mi auguro che questa mia “chiacchierata” senza alcuna pretesa …..
….ma quale “chiacchierata”! Questa, come le altre, è una lectio magistralis!
Pietro Puccio
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Zona climatica 9b/10a (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
Pietro
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UN AIUTO IN PIU’
forse fa fiori giallo o arancio
ma non garantisco
Angelo
Non bianchi? Perchè non ne sbucci uno, se trovi due chicchi di caffè, il mistero è risolto, se non li trovi avremo comunque una informazione in più.
Pietro Puccio
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Pietro
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Denaro, denaro, veleno fra i veleni… cado in tentazione e faccio pubblicitá.
Se mi si paga lo spostamento e un degno onorario, faccio un salto in Italia con immenso piacere.
Caro Carlo,
c’è chi questi corsi li sta facendo on-line in questo nostro stesso forum (vedasi Monografie) e GRATIS! 


Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao Pietro, vero io mi sono orientato su una alexandrae seguendo le tue preziose indicazioni, e non può essere diversamente.
Ciao Enzo,
lascia stare i complimenti e vediamo di concretizzare qualcosa. L’identificazione di una pianta tramite una fotografia è la domanda più frequente nei forum, in realtà non dovrebbe farsi, a meno che non mostri una caratteristica che porti univocamente alla specie. Con le palme esistono altre difficoltà quali il fatto che si caratterizzano dopo anni dalla germinazione e le modalità di coltivazione che ne possono alterare l’aspetto, specie in fase giovanile.
Tornando alla tua pianta, questa ha un aspetto, dalle foto, che farebbe pensare ad una cunninghamiana, ma presenta anche segni di eziolatura, e quindi di coltivazione non proprio al meglio, che potrebbero ingannare. Fortunatamente la cunninghamiana, fin dalla prima foglia bifida può distinguersi da tutte la altre Archontophoenix, proprio per l’aspetto diverso della parte inferiore delle pinnule. C’è da dire che questo colore grigio-verde della alexandrae (e altre), che manca nella cunninghamiana, non è così eclatante da essere immediatamente individuato da un occhio non allenato, ma in un confronto diretto tra le pinnule delle due specie, la differenza è più che evidente e sarai il primo a dire “come potevo avere dubbi!” La tua difficoltà è data dall’avere una sola specie e quindi non puoi fare un confronto diretto, se non sei sicuro quindi della diferenza di aspetto tra parte superiore ed inferiore, sospendi il giudizio e cerca nei vivai delle vicinanze se hanno ambedue le specie e confrontale. Come tentativo, vedi di fare qualche foto di una pinnula ripiegata al centro in modo da evidenziare contemporaneamente sopra e sotto, foto quanto più nitida possibile.
Pietro Puccio
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Pietro
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Hai qualche cura specifica da darmi?Oppure devo solo avere pazienza e aspettare che si ambienti sia al luogo che al terreno?
Ciao,
se, come credo, tratti ambedue allo stesso modo, la cura è quella giusta; esistono prodotti che pare sollecitino la vegetazione, ma non li ho mai usati, del resto la decaryi non è palma che gradisca la sovralimentazione, crescendo in suoli piuttosto poveri e pietrosi. Quindi pazienza….
Pietro Puccio
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Ciao e benvenuto,
la “piccola”, da quando è in piena terra, quante foglie (orientativamente) ha fatto?
Poi con le palme può succedere anche questo: quando coltivate in vaso inizialmente crescono quasi normalmente, poi col passare del tempo rallentano e tendono a “bonsaizzarsi”. Può accadere quindi che una pianta coltivata in vaso per 5 anni possa avere dimensioni paragonabili ad una di 10 anni. Quando trasferite in piena terra, quella che è stata per meno tempo in vaso ha una più veloce ripresa vegetativa, mentre l’altra può rimanere “mummificata” per molto tempo.
Aggiungo una foto indicativa di due Ravenea rivularis, la differenza di età è di circa 5 anni, ma mentre quella di destra fu trasferita in piena terra giovanissima, quella a sinistra è rimasta in un piccolo vaso per alcuni anni (mi era stata chiesta da un amico che poi non l’ha voluta più):

Pietro Puccio
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Scritto Da – pietropuccio on 03 Dicembre 2008 09:27:39
Pietro
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Ciao Kate,
ricorda che per fiorire hanno bisogno del massimo numero di ore di insolazione possibile. L’esposizione ideale è quindi quella a sud.
Pietro Puccio
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Pietro
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Nonostante Pietro … si sono orientati su alexandrae.
Scusami Enzo, io non mi sono orientato su nulla, ho soltanto indicato il modo per distinguere una cunninghamiana da una alexandrae; la conclusione, sulla base delle osservazioni sulla foglia, l’hai tratta tu. Le foto non permettono di distinguere la differenza.
Riguardo il fusto esile, questo è dovuto alla coltivazione in ombraio, personalmente sconsiglio sempre di acquistare palme che hanno formato il fusto in vivaio (a meno che non siano state espiantate dalla piena terra e reimpiantate in mastelloni, ma da non più di un anno), perchè messe in piena terra rimarranno deformate, a volte in modo grottesco.
Pietro Puccio
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Ciao Emanuela,
la mia domanda in effetti aveva un motivo, la mitis è una delle Caryota meno resistenti, specie allo stato giovanile, la solita accoppiata bassa temperatura-alta umidità può essere fatale. Piante adulte sono più resistenti; ti conviene, farle passare l’inverno in casa per irrobustirla.
Pietro Puccio
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Ciao,
se questa è la situazione non dovresti avere problemi, ma per curiosità, nella tua zona, un pò più lontano dal mare, hai notato mai brinate mattutine?
Pietro Puccio
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Ciao,
sì, alcune specie sono più o meno tendenzialmente acidofile, qui trovi indicazioni di massima:
http://palmguide.org/palm_genera.php
Pietro Puccio
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Ciao,
fermo restano che il periodo non è quello giusto, si può sfruttare la capacità delle talee di plumeria rubra di mantenersi vitali per lungo tempo se mantenute in ambiente fresco e ventilato, devi però controllare periodicamente l’eventuale presenza di macchie nere sul fusto ed ancor più in corrispondenza del taglio (che potresti trattare con polvere fungicida tipo ossicloruro di rame) e di raggrinzimento. Se tutto fila liscio, a fine febbraio puoi procedere come sopra riportato, posizionando i vasi con le talee dietro una finestra al sole prima di trasferirle all’esterno, sempre in pieno sole, a primavera inoltrata.
Pietro Puccio
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Mi ha fatto impressione vedere una fila di palme rare quelle con lunghe fioriture (che palme sono?)…
Ciao e benvenuto,
dovrebbe trattarsi di Brahea armata, se a foglie palmate grigio-verde.
Per il resto non si può che concordare.
Pietro Puccio
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Ciao Kate e benvenuta,
nel sito che ospita questo forum puoi trovare alcune indicazioni principali:
http://www.tropicamente.it/SCHEDE/plumeria.htm
Riguardo le talee ti riropongo quanto scritto in generale sulla riroduzione per talea in passato:
– Riproduzione da talea
La talea si preleva con un taglio netto alla fine dell’inverno [quindi il momento non è il più adatto], scegliendo preferibilmente una porzione di ramo cresciuto nella precedente stagione della lunghezza compresa tra 20 e 40 cm (potrebbe essere anche più lunga, ma potrebbe dare problemi di stabilità), con talee di lunghezza inferiore si hanno meno probabilità di riuscita. Il taglio, se in corrispondenza ad una ramificazione, va fatto a qualche centimetro dalla stessa. La talea viene quindi fatta asciugare per almeno una decina di giorni in ambiente fresco e ventilato, può all’occorrenza essere conservata per più tempo, anche mesi, ma è bene evitare un suo eccessivo raggrinzimento, sintomo di disidratazione, perchè contrariamente a quanto spesso ritenuto, in queste condizioni il radicamento è meno probabile. Al fine di minimizzare nei nostri climi il rischio di marciume è opportuno interrare la talea per una lunghezza intorno a 3 cm, ossia inferiore a quella consigliata nelle pubblicazioni e siti specializzati, anche perchè l’emissione delle radici avviene solamente dal ‘callo’ che si forma alla base. Importante è inoltre la stabilità della talea durante la radicazione, che avviene con l’emissione di radici filiformi molto delicate e la cui rottura può ritardarne il processo, occorre quindi mantenere ben ferma la talea con un tutore od altro. Le talee poste a radicare vanno posizionate possibilmente in pieno sole ed il terriccio, la cui composizione può essere la stessa di quella indicata per la semina, mantenuto sempre leggermente umido. La radicazione avviene nel giro di qualche mese ed è testimoniata dalla produzione di foglie dalle dimensioni tipiche della varietà di appartenenza.
Per il terriccio esistono tante formule ed ognuno può prepararsi il proprio, ciò che è importante è che deve essere poroso, drenante e poter trattenere l’umidità, come ad es. uno costituito per il 50-60% del classico terriccio per la semina di succulente, ulteriormente ‘alleggerito’ con agriperlite o sabbia di fiume o pomice di pezzatura 3-6 mm.
Questo in generale; una domanda le talee sono arrivate con le foglie?
Pietro Puccio
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cosa intendi per “in bilico”? Anche da me lo sono?
Da cosa sarebbe indotto uno stress?
– Radiazione solare eccessiva;
– Temperatura minima media(la minima massima sarà 2 gradi sopra lo zero durante inverni molto freddi….
In bilico nel senso classico (climaticamente parlando), ossia basta un inverno che si discosta (in senso negativo) più del solito dalla media per innescare processi che possono portare alla morte della pianta.
Riguardo gli stress, quello della radiazione solare è limitato alle piante che vengono esposte senza gradualità ad una maggiore intensità luminosa; è cioè un problema di cattiva coltivazione, non della rivularis in sè.
Temperature estreme e lunghezza del periodo freddo possono, come per tutte la altre palme tropicali e subtropicali, agire indipendentemente in senso negativo sulla pianta. Come è noto molte palme possono resistere a brevissime puntate sotto lo zero e morire per lunga persistenza a temperature di qualche grado sopra lo zero, specie se in congiunzione con elevata umidità atmosferica e del suolo.
I +2°C a che altezza dal suolo sono misurati?
Infine la R. rivularis presenta un problema in più, lo strato esterno del fusto che in tutte le palme è più duro e resistente, nella rivularis è piuttosto “delicato”, specie la porzione da cui sono cadute le ultime foglie, un suo danneggiamento, causato ad es. dallo strappo anticipato della foglia, è un invito a nozze per gli agenti patogeni.
Pietro Puccio
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Ciao Emanuela,
hai idea della specie? Solitamente ho visto negli ipermercati la mitis, ma non è detto che sia questa.
Pietro Puccio
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Riepilogando,
la Wodyetia bifurcata è in coltivazione da poco più di 20 anni, principalmente in Florida e sud della California, pertanto i dati su resistenza vera o presunta provengono da quelle aree. Io ho provato tre volte in piena terra, con piante già caratterizzate, le foglie in inverno non si sono mai “bruciate”, ma le piante sono andate progressivamente deperendo, facendo in estate una o mezza foglia, fino a morire. Una pianta adulta all’Orto Botanico è riuscita a fare l’estate successiva l’impianto 2 foglie “regolari”, ma dopo due anni è morta, stanno riprovando.
Riguardo i dati americani è la solita storia detta e ridetta, non si possono prendere alla lettera quelle temperature minime perchè sono in un contesto climatico ben differente dal nostro. Prima e dopo quelle punte minime le temperature dell’aria sono ben più alte delle nostre nel corrispondente periodo e quella del suolo praticamente rimane costante.
Altro motivo di prudenza è dato dal fatto che gli americani cantano vittoria troppo presto, e se il giorno dopo la pianta ha ancora qualche foglia verde, dicono che è salva. Notare nel sito citato da Tomas il messaggio di un ‘onesto’ di Modesto (California) che riferisce che dopo 4 mesi dall’avere detto che la sua pianta aveva subito lievi danni era morta.
Aggiungo doverosamente, che nel deperimento progressivo può incidere la tendenza acidofila della palma.
Pietro Puccio
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