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Ciao Martina,
si tratta, come certo saprai, di una pianta che vive in simbiosi con le formiche e le foglie rigonfie a tipo borsa sono il ricovero che la pianta crea per loro. La formazione di queste foglie modificate è piuttosto casuale (per noi, non per la pianta…) probabilmente ancora non c’è stato lo stimolo a produrle.
Pietro Puccio
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Pietro
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Potresti aumentare la percentuale di agriperlite, tende pure a venire in superficie, ma forse meno del polistirolo.
Spero comunque che ti venga in aiuto Elio Gulino che ha sperimentato molte ‘composizioni’ di substrato e qualche sistema per arieggiare i substrati molto compatti 🙂 .
Pietro Puccio
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Ciao Piera,
purtroppo non ho nessuna foto di piante in natura e credo che in rete ce ne siano poche, visto che prevalgono le piante coltivate. Per la crescita, le concimazioni possono aiutare durante il periodo vegetativo, ma sono luce e temperatura (oltre alla conseguente predisposizione genetica) in primo luogo a determinarne i ritmi (ed in natura anche piogge, con l’eventuale loro alternanza, ed umidità).
Pietro Puccio
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Ciao Martina,
se gli steli hanno una sezione decisamente quadrata è molto probabile che hai risolto il mistero.
Pietro Puccio
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Ciao Tina,
forse è meglio un riepilogo fotografico.
La Zamioculcas è una pianta erbacea consistente in ciuffi di foglie che escono da radici tuberose, non ha quindi ‘rami’, ma foglie composte come quelle ad es. delle leguminose. Questa è una foglia (ma tu la conosci bene):
Per la moltiplicazione si può tagliare in porzioni, ad es. così:
che possono essere posizionate a radicare orizzontalmente (per me preferibile per la ‘stabilità’) o infisse comunque inclinate:
Ma si possono usare le singole fogliole, magari cadute o rotte:
da posizionare anche qui orizzontalmente (preferibile sempre per me) o infisse a vario angolo:
Naturalmente quelle posizionate in orizzontale vanno pressate di più nella terra di come sono in foto.
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao Tina, si moltiplica facilmente tagliando la foglia in porzioni di 5-6 cm che vanno pozizionate orizzontalmente e semicoperte in in terriccio poroso e mantenuto umido (senza esagerare) ed a temperature intorno ai 18°C di minima. Poi avere molta pazienza e non preoccuparsi se dopo qualche mese si disfano, perchè nel frattempo, se tutto è andato bene, si sarà formato una specie di tubero sotterraneo da cui, con molto comodo, spunterà la prima foglia.
Pietro Puccio
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Ciao Sonia,
la pianta mi sembra in forma, forse, se ho visto bene, il fusto è un poco raggrinzito, ma ciò potrebbe essere dovuto ad un ottimo drenaggio ed innaffiature parsimoniose.
Pietro Puccio
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Ciao Piera,
per quel che riguarda la concimazione, se non ho compreso male, in questo modo dovrebbe accumularsene di più nel substrato, essendo diminuite le innaffiature intermedie che contribuivano a dilavare i sali in eccesso; se la pianta ha rallentato il ritmo vegetativo, credo sia più prudente aumentare almeno di una le innaffiature a vuoto e abbassare la concentrazione. Ma in questo, come sempre, è fondamentale l’occhio del padrone per potere giudicare ed intervenire correttamente.
Per quel che riguarda le brattee, quelle più specificatamente chiamate brattee involucrali (che cioè circondano il fiore o l’infiorescenza), la loro funzione fondamentale è quella… di attirare l’attenzione per l’impollinazione. In genere sono presenti nelle piante i cui fiori sono piccoli o incompleti, come è il caso delle aracee dove l’infiorescenza è costituita da uno stelo (spadice) su cui sono distribuiti minutissimi fiori incompleti. In particolare la brattea che circonda per buona parte lo spadice di molte aracee (ad es. nei Philodendron) viene pure chiamata ‘spata’.
Per la grandezza delle foglie, sicuramente le piante non hanno ancora raggiunto le dimensioni da adulte, quelle che hanno quando sono coltivate nel loro ambiente, quindi possono ancora crescere, sul colore intervengono molti fattori e fermo restando che l’osservazione dei particolari è importantissima (ed in ciò sei estremamente acuta), è bene sempre aspettare a trarre conclusioni.
Pietro Puccio
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Quest’anno sta facendo anche i semi….
Ottimo! Prova a seminarli (non mi pare sia dioica) e poi ne sperimenti una in piena terra.
Ciao
Pietro Puccio
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Grazie Piera, molto interessante, mi sono conservato il tutto perchè al momento non ne ho nessuno, non essendo riuscito a farli durare più di due, tre anni. Complimenti per le piante, che sono in gran forma e naturalmente tienici aggiornati. Per la concimazione solitamente è consigliabile diradarla o abbassarne la concentrazione quando l’attività vegetativa si riduce, ma se vedi che le piante rispondono bene….
Ciao
PS: le foglie rosse (sono in effetti foglie modificate) si chiamano brattee (e secondo me lo sapevi benissimo 😉 )
Pietro Puccio
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… mi indicate come e dove per inserire foto?
Esattamente come fai nel forum g.it.
Ciao
Pietro Puccio
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Non so perchè e da cosa derivi questa mia convinzione, ma ho sempre pensato che le piante sempreverdi abbiano foglie coriacee e lucide…, ma dalla foto mi devo ricredere o è solo un’illusione ottica?
Ciao Piera,
hai visto benissimo, le foglie sono piuttosto tenere, morbide e non lucide. Come è anche vero che parte delle piante sempreverdi, in particolare quelle usate per la decorazione degli interni, hanno foglie coriacee e lucide, il che è anche una esigenza di tipo estetico.
Pietro Puccio
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Foto di Tina
Queste sono le foto inviatemi da Tina per inserirle nel forum:
In attesa di altri interventi chiarificatori, questa è la mia impressione. Escluderei trattarsi di brunfelsia, le brunfelsia hanno foglie alternate, mentre la pianta in foto le ha opposte; le caratteristiche visibili parrebbero quelle di una acanthacea e visto che… è di moda, direi una cv di Ruellia brittoniana.
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Ciao River,
non è che sei molto apprensiva? Non potresti inserire qualche foto di queste plumerie?
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Ciao Tina,
vedi se riesci con le istruzioni contenute in questa vecchia discussione, oppure se vuoi le mandi al mio indirizzo e le inserisco io.
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Ciao Franco,
se guardi bene la foto della undulata (o supposta tale) presa dalla rete, vedrai che i fiori sono tubolari e rivolti verso l’alto, come i tuoi, la grandezza della corolla non è ovviamente rilevabile non essendoci alcun elemento che faccia da scala (la foto è evidentemente ravvicinata), ma dal rapporto corolla/tubo parrebbe paragonabile a quella tua. Poi il fiore profuma solo (e poco) di notte o poco di giorno (e di notte?).
Per il resto queste le notizie che sono riuscito a trovare.
Esistono “in giro” due Brunfelsia undulata, una che è in realtà la Brunfelsia americana e che in botanichese viene chiamata Brunfelsia undulata auct. non Sw., che in parole povere significa che non è quella descritta da Swartz, ma un’altra (l’americana appunto), e la vera undulata, che non sembra molto diffusa. Ho trovato una foto di questa nel sito:
http://www.bgard.science.ru.nl/images/bgimages.htm
che sembra fatta alla tua ed un disegno originale:
http://digi.azz.cz/showpage.php?BookID=9&PageID=57&lng=2
senza dimensioni, ma sempre dal rapporto con le foglie parrebbe non dissimile dalla tua.
Mi sembra di poter dire che so non hai avuto ciò che desideravi, ingannato un poco dalla rete, molto probabilmente hai esattamente ciò che avevi richiesto 🙂 .
Pietro Puccio
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Ciao Piera,
penso sia sufficiente un locale luminoso con temperature che non scendano orientativamente sotto i +10°C (qualche grado in più naturalmente non guasterebbe).
L’altezza raggiungibile dipende un pò dalle condizioni di coltivazione, intorno a 4m le altezze massime, ma alcuni la coltivano come ricadente in vasi sospesi.
Pietro Puccio
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Ciao a tutti,
ho letto su un giornale che la Dalechampia dioscoreifolia si coltiva come una pianta d’appartamento – è vero???
Io la tengo dalla primavera fino l’autunno fuori, al sole ….sbaglio?
Buona giornata
Ciao Martina, direi che fai benissimo, semplicemente per misura prudenziale, per evitare la perdita delle foglie ed il debilitamento della pianta che potrebbe portare gravi conseguenze, è bene ripararla in inverno.
Pietro Puccio
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Ciao Blasco,
l’uso di conservarle appese a radice nuda in inverno pare sia diffuso in paesi dal clima sfavorevole, tipo Canada. Dato il breve periodo estivo sono stati studiati ed applicati con successo particolari protocolli di coltivazione (in particolare di concimazione). Pare che in tempi remoti qualcosa di simile facesse qualcuno in Sicilia (ma forse la fonte di informazione è la stessa della tua 😉 ).
Riguardo alla ‘defoliazione’ manuale è una tecnica utilizzata anche dal famoso collezionista di Bologna, quando le sue plumerie, per le temperature e l’umidità elevata della serra, non ne vogliono sapere di prendersi un poco di riposo, e ti assicuro che le sue fioriture, per questo e per altro che non so, sono eccezionali.
Pietro Puccio
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……
Sono dell’idea che centri in qualche modo il terriccio, ma non so da che parte girarmi…
Lo penso anch’io, unitamente alle condizioni ambientali di crescita, ma “a distanza” non è possibile farsi un’idea del diverso comportamento, ad es. si parla di ‘terriccio universale’, ma ve ne sono tanti tipi quanti sono i produttori. Le indicazioni generali sono utili, ma poi ognuno deve fare i conti col proprio ambiente di coltivazione ed i materiali che utilizza, fondamentale è quindi la personale esperienza per operare le opportune scelte.
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…..
Per cortesia, se lo Spathiphyllum è erbacea terrestre, allora il suo terriccio dovrebbe essere composto da terra, foglie e inerte?
…..
Per quel poco che so lo S. non è molto esigente in fatto di suolo purchè drenante ed arieggiato, si possono usare varie combinazioni, da cui però non deve mancare l’inerte, tipo sabbia o agriperlite.
Pietro Puccio
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Ciao Piera,
probabilmente il terriccio universale utilizzato era quasi esclusivamente torboso ed ha ‘asfissiato’ le radici. Essendo epifita in natura, con le radici che affondano in sottili strati di sostanza organica o in aria, hanno bisogno di terricci molto porosi e drenanti e, possibilmente, non vanno disturbati di frequente.
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Ciao Piera,
le aree di origine dello Spathiphyllum e dell’Anthurium andreanum sono sovrapposte, quindi per certi versi le condizioni, almeno per quel che riguarda le temperature, sono simili, la differenza forse fondamentale tra i due è che lo Spat. è una pianta erbacea terrestre, mentre l’andreanum è una epifita (con portamento quasi rampicante), il che ne rende più difficile la coltivazione.
Aspettiamo le tue esperienze in merito.
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Dalle tue parti, come detto, non dovrebbe avere problemi.
Ciao
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Ciao Lulu,
infatti per loro è ancora presto per andare a riposo, è stato un arresto forzato dalle basse temperature notturne e naturalmente quando si sono ritrovate con temperature più elevate hanno ripreso allegramente a vegetare.
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La Plumeria da noi non si comporta come una sempre verde per cui il suo comportamento è normale.
Nei luoghi d’origine, dove la temperatura è costantemente sopra ai 20C°, non vanno in riposo.
Ciao Lucrezio,
forse ti riferisci alla Plumeria obtusa ed alla pudica, sempreverdi. La Plumeria rubra (e sue varietà) in natura va in riposo vegetativo nella stagione secca (corrispondente fortunatamente al nostro inverno); è quindi per la specie una necessità biologica, che va rispettata per avere piante in ‘piena forma’, non un ripiego.
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Tutte le piante appartenenti ad una famiglia, vanno necessariamente coltivate allo stesso modo? anche se si differenziano per foglie, propagazione ecc..
Ciao Piera e benvenuta!
Sarebbe una bella cosa, ma purtroppo non è così. Tanto per fare un esempio tra le aracee c’è l’Arum italicum, che cresce anche nella pianura padana, ed il tropicale Anthurium andreanum. Anche all’interno dello stesso genere si possono avere esigenze diversissime di coltivazione, occorre valutare sempre specie per specie.
Pietro Puccio
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Ciao,
si tratta di Odontonema strictum, va bene il pieno sole, ma vuole abbastanza acqua in estate e non diventa molto alta (il che può essere un vantaggio), ed anche la mezza ombra, in tal caso i fusti si allungano di più. Non presenta particolari problemi di coltivazione.
Pietro Puccio
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Ciao Martina,
prova a stropicciare le foglie e dicci se hanno un odore particolare.
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Un ringraziamento ad Elio anche da parte mia per le chiarissime e dettagliate informazioni sulla fruttificazione.
Pietro Puccio
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